Quelli che votano radicale «per far ballare Prodi»

Viaggio tra gli elettori di Ds, Margherita e Prc tentati dalla strana coppia Boselli-Bonino. Per difendere la laicità dello stato e non solo.

• da Il Manifesto del 30 marzo 2006, pag. 2

di Luca Fazio, Giorgio Salvetti

La Rosa nel pugno in faccia lascerà il segno. Pesante. Troppo tardi per scansarsi, nel centrosinistra qualcuno lo ammette. «Siamo molto preoccupati». Potrebbe non essere da fantascienza uno scenario dove saranno Intini e Capezzone a fare il Bertinotti della situazione. Non è un sondaggio, ma è l'aria che tira. «Ma, senti un po', e la Rosa nel pugno?».

Tanti ci stanno pensando. Ma con quale stato d'animo, con quale incazzatura un elettore dei Ds, di Rifondazione o della Margherita può arrivare a tanto? Argomentando sulla liacità dello stato tradita dall’Unione, naturalmente. Ma non basta. Perché forse è una scelta meno radicale dell'astensione e altri cinque anni di centrodestra sarebbero insopportabili. O magari per sfregio, con attitudine quasi punk, per combinarla grossa, per mandare al governo la Rosa nel pugno con un (azzardiamo?) 5 per cento, e vedere l'effetto che fa. O perché è di moda: ricordate l'8 per cento della Bonino alle europee '99? Dopo dodici anni di Berlusconi il centrosinistra si ritrova con un elettorato così demotivato da non chiedere altro che mezza idea, anche meno, per andare alle urne con spirito meno cimiteriale. E la strana coppia Bonino-Boselli un'idea ce l'ha. Ma l'ultraliberismo dei radicali? «Vabbé...». E il filoamericanismo? «Si, però...». Scusate: i socialisti?! «Comunque... meglio Intini che Rutelli...». Insomma, il centrosinistra non sta bene, la Rosa nel pugno è solo un sintomo. Lontano dalle stanze della politica, il bubbone può esplodere.

Marco Ferrari, insegnante, 38 anni, non ce la fa a non votare. Ha sempre votato Rifondazione ma non ci ha visto più quando Bertinotti - «il resto lasciamo perdere...» - ha giustificato 1’8 per mille alla chiesa cattolica. Basta questo? «Radicali e socialisti sono gli unici che hanno dichiarato che non voteranno mai in favore della scuola privata, gli unici che vogliono abolire la legge 40 sulla fecondazione artificiale e che non metteranno in discussione la laicità dello stato. E siccome sono nel centrosinistra, voterò comunque contro Berlusconi».

Troppo snob Barbara Gentilini, ricercatrice in scienze bioetico-giuridiche, romana, 33 anni, per votare Prc. Ma il cuore, senza esagerare, batte a sinistra, con la fortissima tentazione dell'astensione. «Mi sa che voterò Rosa nel pugno perché la sinistra è diventata una spina nel fianco: non fa abbastanza in tema di laicità, diritti civili, libertà di ricerca. Diliberto e Bertinotti discutono ancora se la priorità siano i conflitti sociali o i diritti civili, e l'Unione ha già scelto la terza via, il cardinal Ruini. Invece di assecondare i luoghi comuni del conflitto di civiltà e della libertà di religione, la sinistra dovrebbe concentrarsi sulla libertà dalle religioni, un po' di sano illuminismo, insomma!».

Non è detto che Fassino e Rutelli riusciranno a schivare la Rosa nel pugno. Ecco il classico bravo ragazzo diessino: Davide Migliorini, 30 anni. Taglio brit pop, giacchetta scura fab four, alternativo ma con buon senso. Pubblicitario a Sesto San Giovanni, papà brianzolo berlusconiano, mamma fieramente emiliana. Odia Berlusconi ma non regge Rutelli. E Prodi? «Amore e odio, ancora Prodi!, a vederlo è insostenibile, quando parla di economia dà cento punti a Berlusconi, ma sembra un prevosto, e poi cosa vuol dire società più felice? I radicali hanno il difetto di aver flirtato con Berlusconi, ma come diessino sono sempre stato d'accordo con una certa flessibilità, ammiro il modello americano e anche in politica estera non la vediamo poi così diversamente. Sulla laicità, le coppie di fatto, la scuola, i Ds mi hanno troppo deluso».

Alessandro Marzo Magno, 43 anni, giornalista di Diario, votava Margherita. Non è impazzito. «La laicità è uno dei punti fermi della mia vita con accenti di anticlericalismo - si infervora - e la Margherita ormai si è trasformata nel braccio armato del cardinale Ruini. Mi sento più vicino alla componente socialista della Rosa del pugno per via del liberismo spinto dei radicali, con cui però mi sono sempre trovato d'accordo sui diritti civili. Mi considero un liberista moderato, i radicali sono troppo filo americani, è vero, ma sono anche molto europeisti, lo dimostra l'ottimo lavoro della Bonino».

L'appeal di donna Emma è forte. Il jolly che può far saltare il banco, la perfetta non casalinga che seduce le elettrici che non si sentono rappresentate dalle donne mamme professorine dell'Unione. Roberta Lanfranchi, 35 anni, è segretaria in uno studio di avvocati in centro a Milano, tutti di Forza Italia. Lei ammira Berlusconi, e gli vuole bene davvero, «Perderà e gli daranno tutti addosso, poverino...». Ma anche per lei, il Cavaliere ha toppato. «Ha dato alle donne delle casalinghe... Avevo già dei dubbi, ma in ufficio se non voto destra dicono che sputo nel piatto in cui mangio. Sono credente, ma sono una donna e sono per la libertà. L'aborto, l'amore, sono questioni fondamentali, né di destra né di sinistra. Senza Berlusconi, con la destra non mi trovo». E l'Unione? «Non li sopporto, sono ammanicati e arrivisti come a destra ma ipocriti, allora voto la Bonino, e poi con Pannella puoi anche fumarti un cannone». Chiara Balasini, 40 anni, account in una agenzia pubblicitaria di Verona, da dieci anni non vota. E' indecisa ma pensa alla Rosa nel pugno: tra Bonino e Prodi non ha dubbi. «1 radicali sono gli unici che portano avanti certi discorsi, sulle droghe, sulla laicità dello stato, sulla difesa dei diritti come l'aborto. E poi la Bonino è una donna intelligente, mi rappresenta certo più di Prodi», I socialisti? «Il pensiero socialista non mi dispiace, i soggetti che lo portano avanti sono variabili, spero. Certi personaggi non mi rappresentano».

Ma può una scienziata cattolica e sfruttata sul lavoro che sta addirittura pensando di lasciare l'Italia votare per la Bonino? Sì. Raffaella Simini è moderatamente interessata alla politica, è biologa, ha 27 anni. Ricercatrice preparata, lavora a Milano in un laboratorio pubblico di medicina all'avanguardia. Ma precaria, «dopo anni di lavoro mi obbligano a prendere a mie spese una seconda laurea, altri cinque anni con contratto a sei mesi e stipendio da fame...». Prima votava Ulivo e ora ha deciso di votare per la flessibilità radicale. Possibile? «Tanto di economia mi sembra non ci capiscano nulla come gli altri, che sembrano interessati alle poltrone, ai soldi, alle auto blu e ai portaborse». E voti gli ex socialisti, Intini? «Chi è? Non lo conosco». C'entra forse la libertà di ricerca? «Con le staminali ci lavoro ma non ho votato il referendum sulla procreazione assistita: non sono d'accordo. Però io sono donna e ricercatrice e loro sono per le donne e per la ricerca».

Giovanni Pezzotti, 10 anni, prova una certa invidia per quelli che non si scaldano per la politica: lui è a pezzi. Ha giurato che questa volta voterà perché «altri 5 anni di Berlusconi sono una sciagura». Ma più si avvicina il 9 aprile, più si accascia: «Non so se ce la faccio». Il dilemma di sempre: o Rifondazione o nulla, ma con una spina nel fianco in più. «Se vinciamo, temo che il Prc si berrà tutto, non punterà mai i piedi, tutti hanno sempre aspirato a fare l'ago della bilancia, e invece il partito sembra fare di tutto per non esserlo, troppo scottato dalla sfiducia al primo Prodi. E allora l'ago della bilancia potrebbe essere la Rosa nel pugno, con il Pre in posizioni istituzionali, la protesta scivola a destra e a far ballare Prodi non sarà Bertinotti ma Boselli & Bonino. Tutto questo casino per mandare Bertinotti a fare il presidente della Camera: come la Pivetti! Ho un incubo, se vinciamo me lo vedo, drin drin, con la campanella, 'onorevole capezzone la richiamo all' ordine, per favore non ci mandi tutti a casa”».

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